Dopo Charlie e gli altri “casi Gard”, ripartiamo da alcune domande

Davide Servetti

Dottore di ricerca in Diritto costituzionale nell'Università del Piemonte Orientale, Segretario scientifico del Centro d’eccellenza interdipartimentale per il management sanitario (CEIMS), davide.servetti@uniupo.it

L’articolo ripercorre brevemente la vicenda giudiziaria di Charlie Gard, il bambino inglese affetto da una rara malattia genetica ritenuta incurabile, il cui miglior interesse è stato individuato dai tribunali del Regno Unito nella interruzione dei trattamenti di sostegno vitale, in base a una richiesta in tal senso promossa dall’ospedale ove egli era ricoverato, contro la volontà dei genitori di tentare una cura sperimentale e di trasferirlo all’estero. Il caso Gard, similmente alle successive vicende di Isahia Haastrup e di Alfie Evans, sollecita l’attenzione sui limiti che incontrano le autorità pubbliche e, in ultima istanza, quella giudiziaria nella sostituzione della propria valutazione dei best interest del figlio minore a quella compiuta dai genitori quando è in discussione il mantenimento in vita del medesimo. Da questo punto di vista, le decisioni dei giudici inglesi, ma anche della Corte europea dei diritti dell’uomo (adita dai genitori), destano più di un interrogativo.

The article summarizes the legal case of Charlie Gard, a British child who was suffering from a rare genetic disease, which was considered incurable. In this case, UK Courts judged that the best interests of Charlie were represented by the withdrawal of life sustaining treatment, according to the application of the treating doctors and against the will of his parents (who had asked to try an experimental treatment and to move the son abroad). The case of Charlie Gard, like Isahia Haastrup and Alfie Evans ones, calls for attention about the limits faced by public authorities (and, ultimately, Courts) in deciding the best interests of a child in place of his parents, when his life sustainment is in question. From this point of view, British Courts’ decisions, but also the decision of European Court of Human Rights (which was asked by parents), raise more than one question.

Scarica il PDF