La Corte costituzionale e la modernizzazione della capacità di prendere una decisione di cura: mito o realtà?

Fabio Cembrani** e Diego De Leo***

** Medico legale, Professore a contratto, Università di Verona. *** Medico psichiatra, Griffith University di Brisbane (Australia).

A partire dalla sentenza n 242 del 25 settembre 2019 della Corte costituzionale, gli Autori riflettono sulla capacità della persona di prendere una decisionale riguardo alla cura. Discutono, in particolare, se questa capacità e quella di intendere e di volere siano o meno un’endiadi evidenziando che anche le persone incapaci sono spesso in grado di esprimere le loro preferenze e scelte di vita. Ferma restando la presunzione di capacità, la possibilità di ricostruire la volontà precedentemente espressa dalla persona e la regola generale del supporto decisionale confermate dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità (CRPD) sembrano sottolineare quanto siano pericolose le esche tese dalla testistica psicometrica. Essa, infatti, non tiene nella dovuta considerazione la complessità dei meccanismi neuro-cognitivi che si attivano ogni qual volta dobbiamo decidere, degli effetti esercitati dagli stimoli percettivi, semantici e concettuali e, soprattutto, di quelli prodotti dall’affettività, dalle emozioni e dal contesto ambientale. Gli Autori propongono, infine, un esame più approfondito dello stato mentale della persona ogni qual volta si dubiti sulla qualità e robustezza della scelta di cura (non solo nel caso del rifiuto terapeutico) e lo fanno in prospettiva multidimensionale valorizzando tutta una serie di altri fattori non strettamente collegati alla razionalità cognitiva ma sempre comunque capaci di condizionarla. 

Starting from the Constitutional Court ruling no. 242 of 25 September 2019, Authors reflect on the person’s capacity to make a decision regarding care. They discuss, in particular, whether this capacity and that of understanding and wil are or are not a hendiadys, highlighting that even incapacitated people are often able to express their choices. Without prejudice to the presumption of capacity, the possibility of reconstructing the wishes previously expressed by the person and the general rule of decision-making support confirmed by the CRPD admit the dangerousness of the baits set by psychometric testing, often not taking into account the complexity of the neuro-cognitive mechanisms that are activated in every need for choice. They do not take into account the effects exerted by perceptive, semantic and conceptual stimuli and, above all, those produced by affectivity, emotions and the environmental context. Finally, they propose a more in-depth examination of the mental status of the person whenever there is doubt about the robustness of the choice and they do so in a multidimensional perspective by valorizing a whole series of other factors independent of rationality but still capable of influencing it. 

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